Megumi

WHAT IS HOME: la storia di Megumi

Megumi Nakayama, 42 anni, è arrivata in Italia inseguendo una sua passione, il Milan, e mai avrebbe immaginato di trovare nel Bel Paese la persona che l’avrebbe convinta a lasciare il Giappone e iniziare una nuova vita: Domenico Macrì, un ragazzo torinese che si era trasferito nel capoluogo lombardo per lavoro.

Oggi Megumi e Domenico sono una coppia con un piede a Torino e l’altro a Tokyo. Per nove mesi all’anno vivono entrambi nella città sabauda, ma appena inizia l’estate Megumi parte per la metropoli nipponica con il figlio Paolo. Paolo, che a Torino frequenta la seconda elementare, appena arriva torna sui banchi di scuola per perfezionare il giapponese, la lingua con la quale parla in casa con la madre e lo stesso fa Domenico quando li raggiunge.

«Io ho imparato l’italiano ma desidero che mio marito conosca il giapponese e voglio che nostro figlio cresca perfettamente bilingue, perché credo molto nel rispetto reciproco delle culture e penso che preservarle entrambe, senza che l’una prevalga sull’altra, sia una grande ricchezza», spiega Megumi.

A trasmettere l’amore per il calcio italiano a Megumi è la madre. Lei, in particolare, segue le gesta di Paolo Maldini. Così nel 2009 quando il giocatore annuncia che sarà la sua ultima stagione, Megumi non vuole perdere l’occasione di vederlo dal vivo sul campo da gioco prima del suo ritiro. Così il 31 maggio 2009 vola a Firenze per assistere all’ultimo match del difensore con la maglia rossonera. Naturalmente nel viaggio di Megumi in Italia, dopo la città del Rinascimento non può mancare una tappa anche nella città del club per il quale batte il suo cuore di tifosa. Una settimana dopo è a Milano ed è qui che in un locale, una sera, incontra Domenico. Dopo quella sera, passano altre giornate insieme. Nasce una relazione. Per un paio di anni si frequentano viaggiando l’uno nel Paese dell’altro non appena il lavoro lo consente. Il 26 novembre 2011 nel municipio di Torino si sposano. Un anno dopo nasce un bambino, al quale Megumi vuole dare il nome del giocatore che li ha fatti incontrare: Paolo.

La legge giapponese non prevede la doppia cittadinanza. Per questo Megumi rimane una cittadina giapponese e Domenico un cittadino italiano. Ad avere il doppio passaporto è solo Paolo, ma anche lui, quando raggiungerà la maggiore età che nel Paese del sol levante coincide con il compimento del 20esimo anno, dovrà scegliere quale tenere.

«Non so se sia una legge giusta. Ma in linea di principio credo che ognuno può dare il proprio contributo all’altro se non rinuncia alla propria identità. Noi lo stiamo sperimentando nella nostra vita e vi dico che funziona», assicura Megumi.   

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